Il World Economic Forum, in collaborazione con Fletcher School, Tuffs University e Mastercard, ha creato nel 2015 il Digital Evolution Index: una classifica dei Paesi più digitali al mondo stilata su 60 nazioni e valutando circa 170 indicatori. Il risultato dell’indagine relativa al periodo 2008-2015 ha prodotto una sorta di mappa che divide il mondo in quattro zone in base alla presenza di caratteristiche diverse, alla diffusione delle tecnologie digitali, dei social, ecc. Le quattro zone possono essere così descritte:

  • Stand Out, ossia i paesi digitalmente avanzati, i più digitali, continuano a generare domanda e a evolvere;
  • Stall Out, sono i paesi che presentano un alto tasso di avanzamento digitale ma devono sforzarsi per reinventarsi e favorire l’innovazione;
  • Break Out, sono invece i paesi che attualmente segnalano un basso tasso di digitalizzazione ma evolvono rapidamente risultando particolarmente attraenti agli occhi degli investitori;
  • Watch Out, ossia quelle nazioni che presentano i risultati peggiori sia in termini di digitalizzazione sia di impulso allo sviluppo.

Nelle leggere le categorie descritte è naturale cominciare a farsi delle idee circa l’appartenenza di determinati paesi a l’una o a l’altra categoria: vediamo se quest’idee di base di ognuno di noi sono rispecchiate dai risultati.

Sfatiamo subito un mito: tra i paesi più digitali del mondo non troviamo sempre quelli più ricchi. Due delle economie più importanti al mondo come Stati Uniti e Germania, si collocano al confine tra le zone Stand Out e Stall Out. Sorprendentemente anche il Giappone non rientra nella zona Stand Out ma deve ancora attuare policy che favoriscano l’innovazione al pari di Stati Uniti e Germania. Chi si trova dunque nell’area “top”?! Sono i paesi dell’Asia, in particolare Singapore, Nuova Zelanda e Emirati Arabi Uniti, a guardare tutti dall’alto. Non meno importanti sono i risultati conseguiti da altre nazioni asiatiche come Cina e Malesia dove si respira un’aria “frizzante” e fervono le iniziative per rimanere al passo con l’area Stand Out.

Uno dei fattori chiave che ha permesso alle varie nazioni di raggiungere livelli più o meno alti di digitalizzazione è stato il supporto della politica e le policy statali, mixato alla dimensione delle nazioni stesse. L’Europa, nel complesso, si è distinta per aver messo in campo forti policy portando nazioni come il Regno Unito e Estonia a ridosso della zona Stand Out.

Quanto all’Italia, ci collochiamo in una posizione particolare: praticamente al centro! Ciò sta a significare che non siamo in una posizione avanzata sull’innovazione ma nemmeno arretrata, che qualche sforzo per il digitale viene fatto, forse il minimo indispensabile…possiamo dire, in un’ottica ottimistica, che abbiamo ampi margini di miglioramento!

Al di là della classifica e della mappa stilata, il World Economic Forum ha in linea generica riscontrato quanto segue.

  • La tecnologia digitale si diffonde velocemente con un costante aumento delle connessioni mobile nel pianeta…tant’è che sono più le persone che hanno accesso a uno smartphone rispetto a quelle che hanno il bagno. Questa crescita deve fare i conti con un andamento parallelo dei cyber crimini e del loro conseguente impatto negativo.
  • A tirare i fili sono le grandi aziende della tecnologia che hanno un enorme potere di mercato: Apple, Alphabet, Microsoft, Amazon e Facebook sono ai primi cinque posti…e sono tutte e cinque americane.
  • Le tecnologie digitali rappresentano il nostro futuro, in particolare nel mondo del lavoro con l’avvento dell’automazione, dei big data e dell’intelligenza artificiale.
  • Un altro dato di fatto è che il mercato digitale è variegato e contraddistinto da lingue e policy diverse tant’è che in molti paesi alcuni siti o aziende sono bloccate denotando un accesso al digitale non uniforme.
  • Continua la crescita dell’e-commerce anche se il cash continua a ricoprire un ruolo importante e decisamente dominante.

Sara Avanzi